di Piero
Pala
Direttore Artistico
Associazione Culturale Complus Events
Paolo Monti Pied à Terre 37788 Tassonomie Spaziali non è il classico studio
visit e difatti
questa occasione “meteoritica” - nell’impiego metaforico e non nell’accezione
classica della disciplina astronomica - si deve al sostegno pressoché
lungimirante e longanime di
Stephen Lynch che ha acquisito le 7 “tassonomie
spaziali” esposte - atte a transitare il senso nella forma progettuale - con
esplicito riferimento al sistema di catalogazione di Carlo Linneo.
Alludere al presupposto processuale e alla variabile temporale delle
problematiche monetarie e dei rapporti interdisciplinari tra arte e saperi
scientifici investigate da Monti chiama inevitabilmente in causa il problema
della coscienza. Così è per ogni disciplina artistica e dovrebbe esserlo ancor
di più per tutta quell’arte che ha deciso di oltrepassare la mera dimensione
estetica.
Se Marcel Duchamp si lasciò scappare una delle più anti-economiche
sentenze “non sono interessato all’arte ma all’artista” e Francis Bacon che ne
trasse l’impropria pronunciabilità “se ne puoi parlare perché lo dipingi?” in
Monti per paradosso decade sia l’arte intesa come il prodotto dell’esperienza
separata (individualismo metodologico) sia il ruolo accentrante che ancora oggi
si persiste a destinare all’accezione di “artista”.
Volendo entrare, anche se per sommi capi nel merito, e sempre alludendo, in
Monti si è fatto strada un principio olistico che suggerisce a lui innumerevoli
salti d’orbita dei quali ciascuno è incarnato non tanto nel programma
imprescindibile del corpo biologico quanto nei suoi malfunzionamenti e nelle
dislocazioni. In una immanenza del mondo che non ha saputo produrre
soddisfazione, figuriamoci piacere!, l’unico gesto che rimane da compiere è
quello di trascendere la crosta terrestre.
Questo posizionamento regredendo nel
tempo storico è affine a quelle severe sapienze vetero testamentarie eppure
conserva una escatologia legata alla scienza con prossimità elettive
all’evoluzionismo materialistico di Pierre Teilhard de Chardin.
Nella visione di Monti le inedite epistemologie che spingono ad alzarsi dal
letto della miseria quotidiana non posano dapprincipio i piedi sul suolo.
Il
capovolgimento quindi non è di natura teorica ma pratica. Questa è sempre stata
la “voce” che ha lasciato gridare l’artista che ha creduto nel cambiamento.
All’impostura del dato estrapolato, il sintagma dei designer del pensiero senza
grinze morali, egli ha sostituito uno sguardo di sgomento, quantunque non
lasciandosi orfano della meraviglia che desta la sua attenzione. L’azione che ne
consegue non potrà che prevedere un inciampo schizofrenico su processuali
orizzonti quanto su materiali e tecnologie.
Ben oltre le consuetudinarie umane situazioni, un rinnegare quei vincoli
fenomenici che tanto ancora continuano a sedurre l’operato artistico
contemporaneo, Monti si dota di scimitarre epistemologiche per scovare nuove
possibilità di abiogenesi che documentano “processi autogenerativi che si
autorganizzano in modalità stocastica a ogni variazione del sistema” 1.
Il paradigma di veridicità rintracciato fa evaporare la realtà del tempo
mercificato
permettendo di oltrepassare l’Io nella forma progettuale, che ha riguardato
anche la
sperimentazione architettonica.
In Monti l’elemento perturbante l’orizzonte estetico converte il paradigma
economico più sottostimato dalla letteratura di settore e a maggior ragione più alienante: ciò
in quanto,
come prestanome economico, nel denaro è data l’inossidabile essenza
all’accumulazione,
foraggiata a tutti i livelli sociali da un sistema che strideva già alla radice.
Il denaro, constatato portatore di calamità, diviene mero strumento d’acerrimo
trattamento di
sintesi chimica convogliando l’immagine del suo stesso decadimento figurale a
rimando della trappola al guadagno e della parabola discendente del capitalismo.
Un’ immagine a morfologia
accidentale che Monti si affretta a decretare quale ultimo plausibile programma
iconoclastico dell’Occidente. Persiste inoltre l’insolenza di chi non ha nulla
da perdere ben
sapendo che oramai non c’è più nulla da recriminare avendo di già intrapreso la
dissociante e
terminale anoressia di un organismo assunto a monitoraggio delle disfunzioni
della società.
Egli nel pudore monetario è assistito da innumerevoli angeli custodi i quali
carburano
opportunamente il satellite, lanciato in orbita nel 2011 e che ospita il
corrispettivo
sindonico del dollaro. Uno però in particolare sovrintende all’azione compulsiva
di Monti:
l’Arcangelo Metatron di cui se ne fa menzione per la prima volta nella Cabala
ebraica e che
alimenta e sostiene la “creazione olistica” dall’alto dell’Albero della Vita.
Ricerche a cui volli
alludere 2 accennando alla filiazione montiana nell’ambito degli audiovisivi, ed
in particolare alla
“cameraless animation”, nell’antesignano percorso filmico di Harry Smith, del
quale sono
ugualmente leggendari i suoi studi sull’Albero della Vita. Il potere temporale
del denaro è
ricusato sia quando quest’ultimo è soggetto alla forza gravitazionale e tanto
più quando
orbita nell’esosfera sprovvisto della consueta epidermide grafica e iconica.
Per il procedimento di stile di Monti è obbligatorio parlare di un dislocamento
logico-gnoseologico dalle testimonianze artistiche alle superfici delle
cartamonete,
superamento che è pertinente al détournement. Mentre nello specifico pittorico
le
“defigurazioni” dell’artista danese Asger Jorn, legate alla terminologia e alla
prassi di
détournement, in principio incluse nelle tesi del Lettrismo e dell’I.S., avevano
una
connotazione rispettivamente estetica e politica, ora in Monti questa
sospensione del
valore originario della matrice da sfigurare (il dollaro) assume un
affrancamento sia dalle
determinazioni estetiche che da quelle ideologiche.
Dunque una conseguenza razionale dell’attività di conoscenza, che all’approccio
lenticolare ha sostituito una visione sistemica; una visione del mondo dove è
impossibile prescindere dal livello di complessità, il quale è tenuto di conto
nel “farsi canale” all’esperienza creativa.
E forse il riferimento escatologico suggerisce l’interesse di Monti verso quella
figura della
mitologia greca che seppe consegnare il fuoco agli esseri umani. Una voce
isolata quella di Monti che si è ritagliata campi impervi di sincronicità per
scomparire alla luce del proprio tempo, con l’oltranza ad attribuire un’
importanza verso esclusive corrispondenze nei confronti di utopie praticabili.
-
Paolo Monti “Track Money. Where’s George?”mostra a cura di Piero Pala, 28
maggio 14 giugno 2013, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Università
La Sapienza Roma, cit pag. 19
-
Ibidem
Roma, 28 marzo 2015
Piero Pala
curatore della mostra "Tassonomie Spaziali" di Paolo Monti
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