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PAOLO MONTI 37788 TASSONOMIE SPAZIALI

 

di Piero Pala
Direttore Artistico Associazione Culturale Complus Events

Paolo Monti - mostra 37788 Tassonomie Spaziali - 2015

Paolo Monti Pied à Terre 37788 Tassonomie Spaziali non è il classico studio visit e difatti questa occasione “meteoritica” - nell’impiego metaforico e non nell’accezione classica della disciplina astronomica - si deve al sostegno pressoché  lungimirante e longanime di Stephen Lynch che ha acquisito le 7 “tassonomie spaziali” esposte - atte a transitare il senso nella forma progettuale - con esplicito riferimento al sistema di catalogazione di Carlo Linneo.

Alludere al presupposto processuale e alla variabile temporale delle problematiche monetarie e dei rapporti interdisciplinari tra arte e saperi scientifici investigate da Monti chiama inevitabilmente in causa il problema della coscienza. Così è per ogni disciplina artistica e dovrebbe esserlo ancor di più per tutta quell’arte che ha deciso di oltrepassare la mera dimensione estetica.

Se Marcel Duchamp si lasciò scappare una delle più anti-economiche sentenze “non sono interessato all’arte ma all’artista” e Francis Bacon che ne trasse l’impropria pronunciabilità “se ne puoi parlare perché lo dipingi?” in Monti per paradosso decade sia l’arte intesa come il prodotto dell’esperienza separata (individualismo metodologico) sia il ruolo accentrante che ancora oggi si persiste a destinare all’accezione di “artista”.

Volendo entrare, anche se per sommi capi nel merito, e sempre alludendo, in Monti si è fatto strada un principio olistico che suggerisce a lui innumerevoli salti d’orbita dei quali ciascuno è incarnato non tanto nel programma imprescindibile del corpo biologico quanto nei suoi malfunzionamenti e nelle dislocazioni. In una immanenza del mondo che non ha saputo produrre soddisfazione, figuriamoci piacere!, l’unico gesto che rimane da compiere è quello di trascendere la crosta terrestre.

Questo posizionamento regredendo nel tempo storico è affine a quelle severe sapienze vetero testamentarie eppure conserva una escatologia legata alla scienza con prossimità elettive all’evoluzionismo materialistico di Pierre Teilhard de Chardin.

Nella visione di Monti le inedite epistemologie che spingono ad alzarsi dal letto della miseria quotidiana non posano dapprincipio i piedi sul suolo.

Il capovolgimento quindi non è di natura teorica ma pratica. Questa è sempre stata la “voce” che ha lasciato gridare l’artista che ha creduto nel cambiamento. All’impostura del dato estrapolato, il sintagma dei designer del pensiero senza grinze morali, egli ha sostituito uno sguardo di sgomento, quantunque non lasciandosi orfano della meraviglia che desta la sua attenzione. L’azione che ne consegue non potrà che prevedere un inciampo schizofrenico su processuali orizzonti quanto su materiali e tecnologie.

Ben oltre le consuetudinarie umane situazioni, un rinnegare quei vincoli fenomenici che tanto ancora continuano a sedurre l’operato artistico contemporaneo, Monti si dota di scimitarre epistemologiche per scovare nuove possibilità di abiogenesi che documentano “processi autogenerativi che si autorganizzano in modalità stocastica a ogni variazione del sistema 1.

Il paradigma di veridicità rintracciato fa evaporare la realtà del tempo mercificato
permettendo di oltrepassare l’Io nella forma progettuale, che ha riguardato anche la
sperimentazione architettonica.

PAOLO MONTI 37788, Arca-Eco – InfraTazebAu s’pace, 2011-2037

In Monti l’elemento perturbante l’orizzonte estetico converte il paradigma economico più sottostimato dalla letteratura di settore e a maggior ragione più alienante: ciò in quanto, come prestanome economico, nel denaro è data l’inossidabile essenza all’accumulazione, foraggiata a tutti i livelli sociali da un sistema che strideva già alla radice. Il denaro, constatato portatore di calamità, diviene mero strumento d’acerrimo trattamento di sintesi chimica convogliando l’immagine del suo stesso decadimento figurale a rimando della trappola al guadagno e della parabola discendente del capitalismo.

Un’ immagine a morfologia accidentale che Monti si affretta a decretare quale ultimo plausibile programma iconoclastico dell’Occidente. Persiste inoltre l’insolenza di chi non ha nulla da perdere ben sapendo che oramai non c’è più nulla da recriminare avendo di già intrapreso la dissociante e terminale anoressia di un organismo assunto a monitoraggio delle disfunzioni della società.

Egli nel pudore monetario è assistito da innumerevoli angeli custodi i quali carburano opportunamente il satellite, lanciato in orbita nel 2011 e che ospita il corrispettivo sindonico del dollaro. Uno però in particolare sovrintende all’azione compulsiva di Monti: l’Arcangelo Metatron di cui se ne fa menzione per la prima volta nella Cabala ebraica e che alimenta e sostiene la “creazione olistica” dall’alto dell’Albero della Vita.

Ricerche a cui volli alludere 2 accennando alla filiazione montiana nell’ambito degli audiovisivi, ed in particolare alla “cameraless animation”, nell’antesignano percorso filmico di Harry Smith, del quale sono ugualmente leggendari i suoi studi sull’Albero della Vita. Il potere temporale del denaro è ricusato sia quando quest’ultimo è soggetto alla forza gravitazionale e tanto più quando orbita nell’esosfera sprovvisto della consueta epidermide grafica e iconica.

Per il procedimento di stile di Monti è obbligatorio parlare di un dislocamento logico-gnoseologico dalle testimonianze artistiche alle superfici delle cartamonete, superamento che è pertinente al détournement. Mentre nello specifico pittorico le “defigurazioni” dell’artista danese Asger Jorn, legate alla terminologia e alla prassi di détournement, in principio incluse nelle tesi del Lettrismo e dell’I.S., avevano una connotazione rispettivamente estetica e politica, ora in Monti questa sospensione del valore originario della matrice da sfigurare (il dollaro) assume un affrancamento sia dalle determinazioni estetiche che da quelle ideologiche.

Dunque una conseguenza razionale dell’attività di conoscenza, che all’approccio lenticolare ha sostituito una visione sistemica; una visione del mondo dove è impossibile prescindere dal livello di complessità, il quale è tenuto di conto nel “farsi canale” all’esperienza creativa.

E forse il riferimento escatologico suggerisce l’interesse di Monti verso quella figura della mitologia greca che seppe consegnare il fuoco agli esseri umani. Una voce isolata quella di Monti che si è ritagliata campi impervi di sincronicità per scomparire alla luce del proprio tempo, con l’oltranza ad attribuire un’ importanza verso esclusive corrispondenze nei confronti di utopie praticabili.

  1. Paolo Monti “Track Money. Where’s George?”mostra a cura di Piero Pala, 28 maggio 14 giugno 2013, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Università La Sapienza Roma, cit pag. 19

  2. Ibidem


Roma, 28 marzo 2015

Piero Pala
curatore della mostra "Tassonomie Spaziali" di Paolo Monti

 

 

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Paolo Monti 37788 ... Tassonomie Spaziali” è tratto dalla raccolta di testi prodotti per la mostra di Paolo MontiTassonomie Spaziali” inaugurata il 28 marzo 2015 al Pied à Terre 37788, Roma.

 

 

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