di Umberta
Telfener
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Ho prima conosciuto Paolo di persona - la coppia Paolo Laura, indissolubile, una
cosa sola - poi ho conosciuto l’artista. Sono fiera e onorata di presentarlo in
questa sua ultima rassegna, di descriverlo come un djinn, un essere invisibile
che abita luoghi speciali e permette agli umani di accedere a conoscenze
“straordinarie”.
Paolo è un artista chiamato a vivere tra due mondi, quello esterno dell’estetica
e quello interno della soggettività; è un artista relazionale per eccellenza,
ogni incontro per lui sembra trasformarsi in un’occasione per scambiare energia
e conoscenza, per superare i limiti personali, per decontaminarsi dal senso
comune.
Potremmo considerarlo una sorta di maestro Zen, lui stesso lo strumento
dell’illuminazione, attraverso la sua capacità responsabile di ridefinire la
realtà per sé e per gli altri, anche in maniera poco rassicurante. Perché un
maestro è chi ti permette di accedere alla poesia e ad una dimensione estetica.
Paolo opera utilizzando il pensiero abduttivo, come Gregory Bateson, nostro
comune maestro. Come lui indaga qualsiasi questione non fermandosi alle
apparenze, andando oltre l’usuale modo di ragionare. Questiona, va oltre,
utilizza un paradigma indiziario, sfida i limiti, si propone come specchio che
amplifica.
Sperimenta e spesso le sue intuizioni emergono proprio da questa
indagine quotidiana, necessaria, quasi ineluttabile, che deriva dal suo non
accontentarsi mai delle apparenze. A volte le sue intuizioni appaiono casuali
(“ho messo lì due telecamere, accese, una di fronte all’altra. Poi sono andato a
dormire …"), a me sembrano semplicemente narrazioni difficili da proporre in
maniera lineare: spesso non ci sono le parole per dirle!
Mette in atto
esperienze come se contemporaneamente abitasse punti di vista e posizionamenti
diversi. Non sembra credere alla vita delle apparenze, cerca il nucleo di ciò
che lo circonda e attraverso parole chiave, molto spesso inventate lì per lì, ti
fa vedere quello che prima ti era oscuro.
Non infierisce mai, commenta e resta
ai margini: dipende da te se lo vuoi seguire nel suo processo; se vuoi lo puoi
accompagnare, ma devi poi lasciarlo andare, permettergli di volare libero nel
suo gioco di intuizioni e collegamenti. Non satura mai un incontro o un lavoro,
mi fa venire in mente una libellula – di quelle dai mille colori cangianti che
ho visto in Perù – che leggera sfiora le superfici ed è sempre in movimento, già
altrove. Esplora e si trova lontano e altrove molto velocemente, più veloce
degli altri: senza posa, sempre curioso, abbastanza entusiasta, senza sforzo. Un
profeta non sempre riconosciuto di una posizione anti-consumistica.
Tante sembrano essere le qualità parallele che lo attivano: l’intuito, le libere
associazioni, la caparbia curiosità, l’attenzione affettiva e selettiva che
presta agli altri, anche quando sembra distratto. Un particolare viene da lui
amplificato e porta a risultati che neppure lui immaginava prima. Fa emergere
processi che partecipa a co-costruire, non attraverso la finalità cosciente
bensì usando la sua delicatezza e le sue emozioni, attraverso una conoscenza
“per sensibilità”, che lo porta ad acquisire vita e conoscenza.
Attraverso i
molteplici progetti e attraverso i milioni di incontri - apparentemente
fortuiti, consapevolmente sincronici - che la vita gli mette di fronte, persegue
una ricerca personale che è pronto a condividere ma che sembra ricominciare ogni
volta da capo. Mette in atto un agire-pensare biologico, metaforico, intuitivo,
recursivo, basato sulle stesse storie che mette in scena con le sue
istallazioni.
Come noi terapeuti sistemici è soprattutto attento
all’epistemologia, alle premesse che troppo spesso vengono date per scontate, ai
presupposti che guidano i comportamenti/le emozioni/lo sguardo; premesse che se
non vengono questionate ci fanno rimanere nell’illusione. E’ guidato da un
pensiero co-evolutivo che ricerca la singolarità di un equilibrio che non è mai
ripetitivo e uguale. Agisce con i suoi progetti cercando di proporre alcuni
stravolgimenti di ciò che è sotto il nostro sguardo usuale. Agisce sulla realtà
e permette alle idee di agirlo, nell’armonia sistemica degli accadimenti.
Paolo è quasi sempre “acceso” in maniera costruttiva, partecipa attivamente a
creare la realtà cui partecipa con entusiasmo. A volte per questo risulta
faticoso, ma non si offende se lo lasci andare per la sua strada, si fida che
prima o poi annullerai il distacco, sempre a condizione che riuscirai a
raggiungerlo.
Appare surreale ma anche disincantato, sembra credere nella vita e in un
atteggiamento etico verso di essa, nel campo morfogenetico, nella sua
possibilità di lasciare una traccia. Sembra convinto della possibilità di
sfiorarsi nell’incontro, partendo anche da molto lontano. Crede nell’arte e
nella vita, verso ambedue si mostra rispettoso, ed è questa sua fiducia che
permette anche a noi di amarlo, ammirarlo e raggiungerlo a volte nel suo mondo
creativo, concentrato sui fenomeni eccezionali che rintraccia. Flirta con le
ipotesi che fa, non sembra sposarle mai – lui è sposato a Laura, questo non si
discute, e poi adesso c’è anche Charlie.
Il suo doppio posizionamento sembra
funzionare anche nella sua arte: da una parte gestisce, cura, nutre, porta
nell’anima e nella testa i suoi progetti, dall’altra li lascia andare, sembra
fidarsi della strada che da soli percorreranno. Si fa un vanto della loro
coerenza intrinseca, di essere all’oscuro del loro destino, per farli andare nel
mondo liberi come libero vuole sentirsi lui. Perché le azioni di Paolo sono il
risultato non di ciò che vuole ma di ciò che è. Azioni senza sforzo - come
l’acqua che scorre – processuali, che accadono senza esitazioni. Opere in cui si
parte dall’Io per dimostrare di poterlo perdere, di poterlo considerare
irrilevante.
Come se le sue opere per emergere avessero bisogno della sua capacità di
accedere alla propria cecità, alla distrazione, alla casualità, quasi si
avvantaggiassero del suo disinteresse, seppur affettuoso. Paolo non ci tiene ad
assomigliare agli altri, a volta ti accoglie nel suo mondo ma ti permette di
andar via facilmente, soprattutto se ci si è scambiati affetto, ammirazione e
amicizia. Certo è irriverente, creativo, trasgressivo come la sua arte è
sistemica, circolare, recursiva.
Le sue opere emergono dal suo pensiero e sembra
lasciarsi guidare da esso con fiducia e curiosità: si fida di dove il suo
pensiero lo porta, stimolato costantemente da ciò che non sa,
accettando/inseguendo il mistero. Per questo definirei la sua arte anche “sacra”
- di nuovo in termini batesoniani - perché prevede una visione della complessità
totale, la speranza nell’auto-produzione, nell’auto-regolazione e
nell’auto-guarigione dei sistemi su cui ha posto la sua e la nostra attenzione.
Roma, 2016
Umberta Telfener
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
|
|
|
|
testi selezionati
▪
critici
Testi critici sulla trattazione del denaro nell'opera di Paolo Monti
tazebAu
▪
progetto itinerante
MUSIS
▪ Paolo Monti e TazebAu
TazebAu al Circolo Bateson
in moto da Venezia a Pechino, 2005
TazebAu messaggero di pace
un filo per. . .
TazebAu moneta relazionale
architettura delle relazioni ambientali
TazebAu vettore di futuro
Lift▪off Sindone 21' 37", 2011
Coopartecipatori al progetto TazebAu
tazebAu
s'pace
▪
esposizioni
▪
workshops
▪
video installazioni
▪
immagini
▪
contatti
▪
links
|