di Roberto
Somma
Ingegnere, Thales Alenia Space
Sono molto affascinato dall’arte e, come forse molte altre persone, da giovane
mi sono anche cimentato con tele e colori, ma poi, affascinato dalle prime
imprese dei satelliti artificiali, ho fatto la scelta di dedicarmi allo Spazio,
anche se, all’epoca di quella scelta, nel nostro Paese era decisamente nebulosa
la previsione di una possibilità di lavoro in quel settore.
Comunque, questo era un sogno verso il quale ho diretto il mio impegno di
studente e che si è poi concretizzato in tutta la mia vita professionale, in tutte le sue
accezioni, per tutte le sue finalità. Insomma un impegno con il più ampio
spettro possibile, ma mai avrei sospettato che, ad un certo punto del mio
percorso professionale, mi sarei imbattuto nell’opportunità di trovarmi a
meditare sui punti di contatto tra
SPAZIO e ARTE
Il 17 Agosto 2011, tra i passeggeri di un vettore russo diretto verso un’orbita
attorno alla Terra c’era un Italiano: il microsatellite EDUSAT, ideato,
progettato e realizzato, a scopo didattico, dal “Gruppo di Astrodinamica
dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza” (G.A.U.S.S.).
Di tale presenza riferii in modo abbastanza asettico nel mensile Le Stelle, per
il quale
curavo la rubrica “Lift-Off, Notizie dalla Spazio”, nella quale si poteva
leggere
“... lancio
sovraffollato, anche di piccoli satelliti, quello del vettore Dnepr, che ...
(elenco dei passeggeri e tra essi) ... EduSat, satellite dell’Università di Roma
Sapienza, inquadrato nelle attività dell’ASI e finanziato dal Ministero
dell’Università e della Ricerca, per la formazione sul campo delle nuove
generazioni di ingegneri spaziali ...”
Il mese successivo giunse sulla mia
scrivania un invito per una partecipazione “attiva” ad un evento incentrato su
un passeggero del passeggero EduSat: un’opera d’arte.
Non nascondo le mie perplessità a
fronte di tale invito:
-
Cosa c’entra l’arte con lo spazio?
-
Passeggeri “artistici” non
funzionali alla missione specifica del satellite sono stati e sono presenti
in altre missioni spaziali, cosa c’è di diverso in questo?
-
Cosa significa partecipazione
“attiva”?
Certamente perplessità, ma anche curiosità. Ho quindi cercato di soddisfare
questa curiosità attraverso la lettura della documentazione che corredava
l’invito. Una lettura che mi ha posto in contatto con l’opera di Paolo Monti e
che ha trasformato la curiosità in desiderio di approfondire, ovviamente nel
solo modo che avrebbe potuto soddisfarlo: entrare in contatto con l’artista.
Appuntamento fissato con l’architetto Laura Rossi, visita allo studio, alcune
ore passate a
discutere con l’artista ed ho capito (... o almeno spero di averlo fatto) il
messaggio che Paolo ha affidato all’opera nello spazio dal titolo difficilmente
memoralizzabile: "Infra-TazebAu s’pace 2011.
Information in revolution. C. G. B. Epistemologically propelled satellite.
Lift-Off Shroud R.F.I.D. 21’ 37’’".
Un titolo dietro al quale si cela un dollaro de-identificato, che ha perso, per
opera di Paolo la sua connotazione di “valore economico” per assumere una
ri-identificazione come simbolo di relazione tra popoli e culture, fungendo da
“diario di viaggio” nell’itinerario icona dell’incontro tra civiltà, quello di
Marco Polo da Venezia alla Cina lungo la Via della Seta, avendo, come simboliche
annotazioni sul diario, firme significative raccolte sull’ ex-dollaro nelle tappe
del suo percorso. Allora, portarlo in orbita attorno alla Terra ha avuto ed ha
il significato di prosecuzione ed allargamento geografico del viaggio intrapreso
per saldare le relazioni tra i popoli.
Allora, la connessione tra l’opera di
Paolo e lo spazio non risiede soltanto nella sua collocazione orbitale, ma è,
più significativamente, legata alla finalità che tanto l’opera quanto i
satelliti (o almeno la maggior parte di essi) si pongono: il superamento dei
confini per fungere da mezzo di relazione, di unione.
Basta pensare al ruolo fondamentale che, a partire dagli anni ’60 del secolo
scorso, hanno avuto i satelliti di telecomunicazione per la diffusione della
conoscenza reciproca tra i popoli ed i paesi, contribuendo a trasformare la
Terra in un villaggio globale, o a quello svolto dai satelliti di osservazione
della Terra per diffondere la coscienza del nostro pianeta come sistema
“vivente” intimamanete connesso e molto vulnerabile.
Accanto al parallelismo simbolico di finalità, certamente molto significativo,
tra l’opera in
orbita di Paolo Monti ed i sistemi spaziali in generale, va sottolineato anche
un parallelismo che potremmo definire “tecnologico”, dal momento che i mezzi di
rappresentazione, anzi di prospezione/introspezione, utilizzati da Paolo sono
simili a quelli utilizzati nei sistemi satellitari per “vedere” ciò che
all’occhio umano è negato, consentendo in tal modo di entrare nella natura di
ciò che viene osservato e di seguirne l’evolvere nel tempo.
Questo paralellismo tecnologico è stato oggetto del mio intervento all’evento
che si è tenuto il 28 Novembre 2011 presso la Gipsoteca della “Sapienza”, nel
corso del quale è
stato esemplificato attraverso le rilevantissime similitudini tra alcune opere
di Paolo ed
alcune immagini del nostro pianeta riprese dalla strumentazione satellitare.
In definitiva Paolo Monti, con l’obiettivo di “vedere l’invisibile” ha operato
un connubio tra arte e scienza.
Occasione per un ulteriore approfondimento di questo concetto è stata la
mostra/dibattito, che si è tenuta il 28 Maggio 2013 presso il Museo Laboratorio
di Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”, dal titolo
“Track Money. Where’s George?”.
In questo caso ad essere invisibile era il
segnale radio che, emesso dal satellite, permetteva di individuarne la posizione
consentendo quindi una rappresentazione dinamica dello spostamento della
“galleria orbitante” contenente l’opera di Paolo Monti, appunto il George
(Washington) rappresentato sull’ex-dollaro.
Insomma, in entrambe le occasioni descritte ci si trova di fronte al rapporto
artista-denaro ed al rapporto artista-spazio.
Il primo di questi rapporti potrebbe essere sinteticamente definito come
“smaterializzazione del denaro”, che si manifesta nell’opera di Paolo Monti come
alterazione delle sue caratteristiche.
Nel dollaro “elaborato da Paolo Monti” ed imbarcato su EduSat, l’alterazione
riguarda la
consistenza visiva della banconota, che ne annulla il valore de-identificandolo
nella sua funzione di denaro, ma re-identificandolo come simbolo di relazione
tra i popoli.
Una ulteriore alterazione effettuata in altre opere di Paolo è quella
“dimensionale”, mantenendo però inalterate le caratteristiche grafiche e
cromatiche della banconota, in pratica si tratta di una riduzione del dollaro
ottenuta con un trattamento naturale, che ne annulla il valore economico e lo
trasforma nel valore artistico e simbolico dell’ ”econanodollaro”.
Un altro tipo di alterazione potrebbe definirsi come “alterazione identitaria”.
Adottata nel quadro dell’evento “Questo è un gioco. Questo è un gioco?”
organizzato dal Circolo Bateson ed ospitato il 2 Maggio 2015 nell’Archivio
Diocesano del Palazzo dei Papi di Viterbo. Alla base di questo nuovo intervento
sul denaro è la considerazione che, private del numero di serie, le banconote
sono tutte identiche e che è proprio l’apposizione del numero di serie che le
rende “uniche”, configurandosi quindi come una sorta di “registrazione
anagrafica”.
Ebbene, in occasione dell’evento di Viterbo, Paolo si è appropriato
dell’identità della banconota, del suo numero di serie, al quale è legato il suo
deterministico valore economico, trasformando tale numero, quindi tale identità,
in una delle possibili manifestazioni di un processo aleatorio, legato
all’estrazione che ha dato il diritto ad uno ed un solo numero di serie, quello
estratto, a trasformarsi in un altro valore, quello di una “tessera tassonomica” dell’ambiente del nostro pianeta Terra.
E qui si ricollega il secondo rapporto dell’arte di Paolo Monti, quello con lo
Spazio: le “tessere tassonomiche” rappresentano immagini riprese da sistemi
satellitari di osservazione terrestre, quindi, idealmente, mostrano ciò che
George, il dollaro-sindone imbarcato su EduSat, vede dal suo punto
di osservazione orbitale.
L’opera di Paolo Monti, del quale ho potuto ammirare diversi altri esemplari in
occasione di visite al suo "Pied à terre", non si limita
certamente agli esempi esposti in queste poche righe, che senza dubbio
rappresentano soltanto alcuni aspetti del suo percorso artistico e che sono da
intendersi come un tentativo di comprendere il ruolo che lo Spazio svolge nella
sua opera.
Roma, 28 maggio 2015
Roberto Somma
Ingegnere, Thales Alenia Space
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